Blockchain, generatore di fiducia

Quotidianamente incontro persone interessate a comprendere gli aspetti più innovativi e “segreti” di questa nuova creazione chiamata blockchain. Non sono solo interessati del settore che ne sentono parlare ormai da anni, le domande più curiose mi vengono da impiegati di livello che per necessità professionale e/o per formazione aziendale hanno avuto i primi rudimenti in materia.

Solo il nome qualche indizio ce lo dà: Una sequenza di blocchi o record di informazioni che sono tutti collegati tra loro, da qui il termine “catena”. La parte figa della storia è che essendo tutti concatenati ed essendo soggetti a verifiche multiple, risulta ad oggi impossibile infrangerne la sicurezza che è l’aspetto che ci entusiasma di più.

I dettagli o gli approfondimenti tecnici sono reperibili in ogni angolo del WEB perciò non mi soffermerò su essi, ma cercherò di trasmetterne il senso logico che assume nella realtà.

Intanto diciamo che i vari componenti tecnologici assemblati per inventare la blockchain erano già tutti presenti nel nostro quotidiano: i database (in infinite forme e varianti), i sistemi di crittografia (l’attuale sistema è stato “regalato” al settore civile nel 1999 quando gli apparati militari ne hanno dismesso l’utilizzo) e infine la logica P2P che tutti noi utilizziamo da Naspter in poi.

Quindi cosa avrebbe fatto di così geniale il fantomatico Satoshi Nakamoto? Creatività e genio hanno permesso assemblare l’esistente per creare qualcosa di nuovo creando, per la prima volta nella storia informatica, l’unicità e l’inalterabilità degli oggetti digitali. Impossibilità di falsificare e certificazione di possesso sono le due componenti primarie della nostra spasmodica ricerca per la protezione di ciò che ha valore, ecco perché il primo campo di sperimentazione è stato il denaro.

Facciamo un esempio, prima della blockchain:
Benedetto presta 10€ a Silvio. Dopo un mese, Silvio chiede a Benedetto di ridargli i soldi, Benedetto va da Silvio e gli restituisce i 10€.
Passa un mese e Silvio chiede a Benedetto, di nuovo, i suoi 10€.
Benedetto gli ricorda che glieli ha ridati il mese prima, ma Silvio smentisce dicendo che quella sera non è vero che gli aveva restituito i soldi ma che era solo passato a trovarlo. Da qui ne nasce una lite…

Con il concetto di blockchain cosa cambia?
Cambia che Silvio chiede indietro i soldi, ma Benedetto non li porta a Silvio, li dà a Matteo dicendo che li dia a Luigi, che li faccia avere a Sergio che li dovrà dare a Silvio.
Silvio non potrà chiedere una seconda volta i soldi dicendo che non li ha mai ricevuti, perché sono testimoni Matteo, Luigi e Sergio che la cifra è stata restituita e allo stesso modo nessuno dei passaggi intermedi potrà trattenersi la somma in quanto tutti (la catena) è stata informata di questa operazione. La blockchain certifica la sicurezza e l’autenticità di questo processo.

A tal proposito ricordo la frase di un libro letto anni addietro: “Men steal when there is a lot of money lying around loose and no one in watching”
> Gli uomini rubano quando ci sono molti soldi a portata di mano e nessuno a controllare <

Questo è il concetto che entusiasma ed è tutto imperniato sulla fiducia. Ora è possibile contrastare la proverbiale attitudine, del componente di una società basata sull’idolatria del Dio denaro, di bramare una fetta della torta che gli passa davanti o ancor peggio di rubarla interamente.

Quindi.. Siamo a posto? Per qualche anno si, ma ben presto qualcosa cambierà.

“The Quantum power is coming” e con esso ci dovremo preparare a un nuovo capovolgimento dei paradigmi su cui si sorregge il nostro sistema tecnologico.

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